Una eccezionale cornice di pubblico ha assiepato ieri sera sala Dante e seguito con grande attenzione il convegno diocesano su “Famiglia: da emergenza a risorsa. Tra sussidiarietà e solidarietà”. «Mai vista qui tanta gente», ha detto sorpreso alla fine il responsabile della sala.
Numerose le autorità presenti e i politici, ma anche gli esponenti del mondo sociale e imprenditoriale. E soprattutto tantissimi giovani e persone comuni, in una sala diventata già ben prima dell’inizio troppo piccola per accogliere tutti gli interessati.
L’incontro, moderato da Luca Damian, si è aperto con il saluto del prefetto della Spezia, Giuseppe Forlani, che ha lasciato la parola al Vescovo Francesco Moraglia per la prolusione su: “Principio di sussidiarietà: famiglia, società, stato”.
Alla relazione principale, “Politiche familiari: equità e benessere sociale”, della professoressa Lorenza Violini, è dedicato il post precedente.
Le successive testimonianze hanno raccontato esperienze esemplari di come –per usare le parole del Vescovo – «la crisi dello Stato sociale porta con sé l’opportunità di guardare alla famiglia non più solo come soggetto da aiutare nei casi di difficoltà, ma come risorsa in grado di assolvere compiti e fornire servizi con costi e prestazioni migliori rispetto alle istituzioni pubbliche».
Le testimonianze sono state portate da Pierluigi Peracchini, segretario generale Cisl La Spezia (“Valore sociale della famiglia”); Clara Vernazza, rettore dell’Istituto Maria Luigia di Chiavari (“Famiglia e libertà di educazione”); don Franco Martini, direttore Caritas diocesana (“Impresa cooperativa e fragilità familiari”); Rosario Giuliano, amministratore delegato per la Liguria della Piazza del lavoro (“Lavoro, dignità della persona e della famiglia”).
«La famiglia – ha detto il Vescovo – va considerata non un’emergenza o un problema, ma una risorsa; non è un’istituzione in crisi, da superare o equiparare ad altre forme d’unione, che non hanno la stessa natura. Nel contrarre matrimonio, i coniugi assumono pubblicamente impegni precisi fra loro, con i figli e con la società civile; tale unione diventa, quindi, impegno pubblico, su cui la società può contare; è logico che, a fronte di tali doveri, liberamente assunti, consegua il riconoscimento di diritti corrispondenti e propri.
L’argomento dell’uguaglianza, spesso portato nella domanda del riconoscimento legale delle unioni di fatto, non tiene conto che uguaglianza non vuol dire trattare tutti nello stesso modo, ma riservare uguale disciplina a situazioni uguali e trattamenti diversi a situazioni diverse».
«La procreazione dei figli é essenziale per la società e lo Stato; senza una nuova generazione, essi non avrebbero futuro; così la famiglia è cellula vitale e nucleo fondamentale della società; lo Stato deve, innanzi tutto, riconoscerla, non a parole, ma con politiche che la aiutino a dispiegare tutte le potenzialità».
«La visione cristiana si attiene alla realtà obiettiva delle cose, attraverso l’attento ascolto delle stesse; le concezioni che elaborano un sistema autoreferenziale, invece, finiscono per imporlo alla realtà, decretando che tutto ciò che non rientra nello schema interpretativo va superato, perché non “sta al passo con i tempi”».
«La visione cristiana della famiglia si fonda sulla comunione interpersonale tra uomo e donna che, proprio in quanto tali, si donano l’uno all’altra, in modo stabile; così sposo, sposa e figli – nella irrinunciabile divisione dei compiti – si realizzano nella profonda condivisione del grande dono della vita, data e ricevuta».
«Non si tratta di verità confessionali. Eppure, alcuni temono di riconoscerle e testimoniarle. Questa sorta di complesso d’inferiorità nasce da una concezione soggettivistica della libertà e della coscienza, ossia del mancato legame tra libertà e verità, tra coscienza-soggettiva e bene-oggettivo».
«Per non fermarsi alle parole, bisogna valorizzare, subito dopo e insieme alla famiglia, anche quelle realtà che possono aiutarla a portare a compimento la maturazione di una persona: associazioni, realtà territoriali di tipo religioso, culturale, sociale, politico, professionale, ricreativo».
«Così, il principio di sussidiarietà si radica in un rapporto che unisce persona e comunità, ed esprime una visione antropologica secondo cui le persone e le comunità possono manifestarsi in piena libertà e sviluppare le loro iniziative particolari, realizzandosi appieno».
L’auspicio finale del Vescovo è che «la famiglia non sia considerata come una realtà in crisi o da superare. E venga tolta da una sorta di anonimato e irrilevanza.
La speranza dopo il convegno è che la famiglia diventi risorsa capace di ricompattare il tessuto sociale, strumento di solidarietà civile e ideale di vita per molti giovani».
> “Il principio di sussidiarietà. Famiglia, società, stato“. La relazione integrale del Vescovo Francesco Moraglia al convegno “Famiglia, da emergenza a risorsa. Tra sussidiarietà e solidarietà”
> Gli abstract dei relatori del convegno “Famiglia, da emergenza a risorsa. Tra sussidiarietà e solidarietà”, La Spezia, 15 gennaio 2011
Lascia un commento