Nell’ambiente un po’ disilluso e stanco dell’accademia, il Cardinale Bagnasco ha rilanciato alla grande la responsabilità dei docenti universitari, portando il sale della sfida educativa, della questione antropologica, e della necessità della presenza pubblica della fede cristiana in Europa.
L’Arcivescovo, intervenendo lunedì primo marzo al ritiro quaresimale per i docenti e il personale amministrativo dell’università, ha infatti chiesto un impegno intellettuale forte nell’affrontare tre priorità ineludibili del nostro tempo.
La prima è l’ “emergenza educazione”, che – dice il Cardinale – va affrontata con spirito di carità cristiana, nella consapevolezza di fare un servizio per tutta la società. Infatti, l’educazione è un interesse sentito da tutti, credenti e non-credenti. Ed è un segno positivo il fatto che, nel mondo civile, la gente attenda su questo una parola dalla Chiesa, a cui riconosce un patrimonio valoriale ed educativo consolidato.
Il cardinale guarda con fiducia alla possibilità che questo percorso del compito educativo sia un’agorà, o – usando una recente espressione del Papa – “un giardino dei gentili” dove, anche nella difficoltà, si possano incontrare gli uomini di buona volontà.
In questo percorso, l’università deve recuperare l’ambizione – presente nelle origini medievali dell’istituzione e ora avvertita nel mondo anglosassone – di costruire una sintesi del sapere, che vada oltre le pur necessarie specializzazioni, cercando di valorizzare l’unità della persona, ed evitandone una vita parcellizzata.
La seconda priorità – non meno urgente – richiede di affrontare il “principio” di “non-discriminazione”, in base al quale si pretende di equiparare le Chiese e comunità ecclesiali alle ONLUS.
C’è tutta una strategia, una capacità intellettuale, un’organizzazione, anche giuridica, che opera a livello europeo per usare il grimaldello della “non-discriminazione” come una clava contro le chiese in generale e la Chiesa Cattolica in particolare, che è l’unica voce che non si piega all’attacco in corso contro la natura stessa dell’uomo.
Equiparando ciò che non è equiparabile – le chiese sono un soggetto unico per natura e storia – queste strategie gravemente ideologiche aprono la strada a conseguenze che si possono intuire e prevedere.
Pertanto è urgente che l’università elabori una seria riflessione teoretica, filosofica, giuridica che esplori, dal punto di vista cattolico, una categoria fluida come quella della “non-discriminazione”.
Anche il terzo punto riguarda l’Europa. Il cammino dell’Unione Europea è un valore in sé, di cui è necessario essere partecipi, specie considerando che, in un mondo dove la Cina e l’India stanno emergendo, un’Europa non unita sarà sempre meno ascoltata non solo dal punto di vista politico ed economico, ma anche culturale.
Ma proprio a livello culturale ci sono movimenti rapidi di lobby molto potenti. A questi è necessario che rispondano non solo i cattolici, ma tutti gli uomini di buona volontà. La solidarietà è un tema importante, ma ormai è entrato nella coscienza collettiva.
La sfida più grande – e sulla quale è significativa e fa ben sperare la convergenza dimostrata dalla chiesa ortodossa russa – si gioca invece su problemi “di confine”: il vivere, il morire, la famiglia, l’aborto, l’embrione. Su questo versante c’è il rischio che anche l’Italia salti il guado, che in parte ha già saltato, ma non del tutto.
Il Cardinale ha tenuto a sottolineare la serenità con cui affronta l’argomento. Perché il Signore è risorto, e la fiducia in Lui è completa. Ma bisogna anche valutare la situazione con realismo. La fiducia non deve farci ignorare i segnali molteplici che abbiamo sotto gli occhi.
Bisogna essere coscienti della delicatezza dell’ora, perché siamo in un momento di crisi come il XX secolo non ha mai visto. È in gioco il futuro della nostra civiltà occidentale.
Nel XX secolo la civiltà è stata messa in crisi dalla brutalità dell’uomo che è emersa nelle modalità che conosciamo e speriamo non si ripetano. Ma non si è mai vista, come nei nostri tempi, una crisi così profonda dei pilastri teoretici stessi della nostra civiltà.
Oggi siamo in una civiltà rozza e barbara per quanto riguarda la concezione teorica della persona e della società. Ai docenti cattolici il cardinale ha chiesto quindi di dare il proprio contributo teorico e concettuale in favore dell’uomo e della Verità, senza riserve né timidezze.
Francesco Bellotti
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