“Il senso di questa serata non è che prendiamo tutti il cappello di Sherlock Holmes e la lente di ingrandimento e ci mettiamo alla caccia del massone in banca, in ufficio o in consiglio comunale. Ma dobbiamo saper riconoscere la mentalità massonica e i suoi rischi”.
L’ha detto Massimo Introvigne, sociologo cattolico di fama internazionale, intervenendo a San Terenzo su “Chiesa e massoneria” davanti a 130 persone tra cui molti sacerdoti.
L’incompatibilità della massoneria con la Chiesa non riguarda solo la segretezza e la gestione del potere, ma soprattutto il metodo anti-dogmatico, secondo cui tutto può essere discusso.
E’ questo il principio del relativismo, che rischia di lasciare l’uomo indifeso dall’arbitrio delle opinioni. Perché, nella realtà, ci sono dei “principi non negoziabili”, dati inalienabili, costitutivi della natura umana che,se messi in dubbio, portano alla perdita della fede.
Per questo motivo la Chiesa continua a vietare ai cattolici l’iscrizione alla massoneria, e afferma che i massoni non possono accedere alla Santa Comunione.
Ma mette soprattutto in guardia contro la mentalità massonica, che oggi è molto diffusa, anche nei nostri ambienti, e va affrontata con i giusti mezzi. Quali? Quelli del magistero del Papa – che continua a proporre la razionalità della fede e la necessità di riconoscere il dato naturale della creaturalità umana – e della dottrina sociale della Chiesa.
La Caritas in Veritate è stata apprezzata a livello mondiale. Ma quanti sono realmente disposti a mettere in pratica i rimedi proposti per superare la crisi, rimedi che sono di ordine morale e consistono nel tornare a mettere al centro l’uomo, oggi ferito dalla piaga del relativismo?
Francesco Bellotti
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