Fiaccolata e veglia di preghiera, venerdì sera alla Spezia, per la XXXIII Giornata della vita.
Nel santuario di N.S. della Neve, affollato di fedeli, la catechesi del vescovo Moraglia sottolinea che il rispetto della dignità umana richiede di accogliere l’uomo “senza se e senza ma”, non solo quando è sano ed efficiente.
Un uomo «è più grande di quello che ha fatto o potrà fare. Non c’è rispetto per l’uomo se ne smarriamo il senso e la grandezza, in quanto unico e irrepetibile, a prescindere dalle circostanze».
Nel messaggio per la Giornata, i vescovi segnalano il rischio di un assuefarsi al male che colpisce l’uomo, specie quello indifeso e dipendente da altri. Mons. Moraglia indica due impegni per contrastare tale rischio.
Primo: avere il coraggio di chiamare male il male e bene il bene.
Secondo: «aiutare quanti sono in difficoltà, affinché non siano soli di fronte a una vita che chiede di nascere».
Queste due urgenze – la verità detta con coraggio e la carità praticata concretamente – non vanno mai disgiunte.
Esse sole, insieme, «aprono alla cultura della difesa della vita, che non è verità confessionale, ma di ragione».
Anche la democrazia «non può prescindere dal diritto alla vita». Infatti, il rispetto stesso, doveroso, della maggioranza, nasce dal riconoscere la dignità inalienabile di ogni singolo uomo.
«L’educazione alla vita non si limita al diritto a nascere. Tuttavia questo è fondamentale. Una società che ha perso di vista l’intangibilità della vita ha dichiarato guerra a se stessa».
Che fare? «Proclamare il valore e la bellezza della vita, difendendola dalle verità deboli e da chi non ha coraggio di schierarsi e andare contro corrente».
Non si tratta di «giudicare le persone, ma di non giocare con la verità».
Pilato – il rappresentate del potere politico, garante ultimo del bene comune – «sperimentò il silenzio di Cristo, dopo aver domandato: “Cos’è la verità?”».
Sul piano razionale, il «non aver coraggio di fronte alla verità, significa condannarsi a non comprendere le cose, a giudicare secondo il “senso comune”, il “politicamente corretto”, l’utilità del momento».
Gesù esorta a dire: “sì, sì; no, no”. Questo può comportare contrasti. Ma ne vale la pena, specie per difendere la vita più fragile.
Dà l’esempio la beata madre Teresa di Calcutta, che ritirando il Nobel per la pace disse: «Molti si preoccupano dei bambini in India e Africa. Ma milioni muoiono per volontà delle madri. L’aborto distrugge la pace: se una madre può uccidere il proprio bambino, niente impedisce a me di uccidere voi e a voi di uccidere me».
Il vescovo ha infine ringraziato per i numerosi “Progetti Gemma” avviati in diocesi e incoraggiato nuove adesioni di fedeli, parrocchie e associazioni.
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