«Essere presenti e far sentire che la Chiesa è vicina alla popolazione che soffre». E’ questa l’urgenza per la diocesi.
Lo dice espressamente il vescovo Moraglia, che fin dalla prima ora ha seguito la situazione e si è prodigato instancabilmente per visitare le aree della diocesi colpite dall’alluvione.
La gravità del momento ha portato a sospendere la visita pastorale, che pure segue una programmazione annuale, e il resto dell’agenda. Il giorno successivo all’alluvione, mons. Moraglia si è recato nelle zone della foce del Magra, risalendo fino a Bottagna. Giovedì, appena reso possibile l’accesso – comunque con difficoltà e trasbordando su mezzi della polizia provinciale -, ha visitato Monterosso, Brugnato e Borghetto. Venerdì è stata la volta di Vernazza, raggiunta a bordo di un battello, e ieri alcune località isolate della Val di Vara.
«Quello che mi ha colpito di più sono le persone, la loro capacità di esprimere, nella tragedia, un supplemento di umanità. Sono edificato dalla loro dignità, dalla voglia di ricominciare. C’è gente che ha perso tutto, eppure incoraggia altri, magari anche meno sfortunati. Ho avuto lezioni di coraggio: a un bambino ho detto: “finché tuo papà ha questo coraggio, non devi temere nulla, anche se il negozio non esiste più”».
«Nei credenti, ho visto lo svilupparsi della dimensione della fede. Adesso capiamo – mi ha detto qualcuno – che l’essenziale consiste in molte meno cose di quelle di cui ci siamo sempre circondati». «Ho visto lo sgomento di una casa aperta in due, come bombardata; e i bambini girare nel mondo lunare, giocando tra pozzanghere e fango».
«Pur nella condizione di una gravità inaudita, la gente – magari dimenticando di aver perso tutto – vuole offrirti qualcosa, o pregare insieme, o chiedere una benedizione».
«A Monterosso ero stato qualche settimana fa a celebrare la Madonna Addolorata. Adesso, nella strada, il fango è al primo piano delle case. Anche Brugnato e Borghetto non le ho riconosciute».
«La cripta della chiesa di Vernazza è diventata una farmacia, la navata laterale un deposito di materiali. La casa del Signore deve essere rispettata sempre, a partire dalle celebrazioni. Ma ci sono situazioni in cui bisogna anche renderla disponibile alle necessità dell’uomo. La Chiesa si adatta per alleviare le sofferenze: questo fa capire quanto è umana la fede cristiana».
«Incontrando i sindaci, ho visto volontà di operare per il meglio e impotenza di fronte alla situazione».
Una sofferenza, da cui bisogna anche avere l’umiltà di imparare: «ho chiesto al rettore del seminario di mandare qui i seminaristi (sono già al lavoro nelle zone colpite, ndr.), affinché sollevino i parroci da incombenze pratiche. Credo che queste vicende aiutino a essere più uomini: sono una scuola di vita. I seminaristi imparino qualcosa di vero e reale. Anche questo è importante per la loro formazione».
«I parroci possono fare molto. Il nostro compito è stare in mezzo alla gente. Stai a sentire le persone, cerchi di tirar fuori quello che hanno dentro, incoraggi, dai una carezza. Finché c’è un rapporto forte tra parroco e comunità, ogni difficoltà può essere guardata con la certezza che sarà superata. Questa alleanza permetterà a tutti di riscoprire quella dimensione umana che abbiamo perso con il consumismo e con un’educazione che non aiuta i giovani a gustare la fatica della conquista. Queste situazioni ci richiamano a un valore essenziale che dobbiamo condividere di più tra noi».
«Credo che questo evento debba determinare anche una riflessione sul rispetto del territorio. Perché siamo i beneficiari di uno dei più bei lembi d’Italia, ma sempre più ripetutamente paghiamo un conto salato al maltempo. La ferita, poi, nel tessuto sociale e produttivo è così profonda che auspico interventi politici a tutti i livelli, perché qui siamo di fronte a persone che hanno perso tutto e che non possiamo lasciare sole. La Chiesa si impegna a non dimenticare, passata l’emergenza».
Con una telefonata al vescovo Moraglia, il cardinale Bagnasco ha comunicato che la regione ecclesiastica ligure devolverà alla diocesi spezzina tutte le offerte raccolte nelle Messe del 6 novembre.
Nel frattempo, vari movimenti, associazioni e parrocchie stanno rispondendo all’appello della Caritas diocesana per una raccolta di materiale e l’organizzazione di squadre di volontari.
Infine, le parrocchie vicine hanno già provveduto a donare ai parroci di Monterosso e Borghetto il vestiario liturgico necessario per le celebrazioni, che era andato distrutto.
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